venerdì 20 febbraio 2015

Come reagiamo allo stress?




Capacità di adattamento e resistenza allo stress sono diversi in ognuno di noi. L'importanza di imparare ad ascoltare i sintomi fisici e capire cosa vogliono dirci.
Imparare a gestire stress ed emozioni negative è la strada per il benessere.
Come reagiamo allo stress?
Come avevo già avuto modo di spiegare in un precedente articolo, esiste una stretta relazione tra mente e corpo, emozioni negative e organi. Ogni  emozione negativa arriva dalla mente al corpo, si ferma su uno o più organi ed anche alla sua struttura scheletrica. Quali organi vanno a colpire le emozioni negative? Per rispondere a questa domanda bisogna tener conto del fatto che ogni persona ha una sua struttura caratteriale, dunque la reazione allo stress è diversa in ciascuno. Ognuno di noi ha infatti un’emozione predominante, proviamo a fare ordine.
La persona Rabbia è quella persona che reagisce allo stress con la rabbia. Può esprimerla, farla esplodere, o anche reprimerla. In ogni caso, nella persona Rabbia le emozioni negative e lo stress hanno come organi bersaglio fegato-cistifellea-cuore. Non a caso, nel linguaggio comune si dice che "mi sono tanto arrabbiato che mi si è fatto il fegato grosso".
La persona Paura ferma invece le sue emozioni negative sul rene, soffre di ritenzione idrica, a volte la mattina mettendo i piedi a terra sente come delle punture di spilli, potrebbe soffrire anche di allergie, riniti, ha necessità di spazi aperti.
Infine, la persona Ansia somatizza le emozioni negative su stomaco e pancreas. Nello stomaco, in particolare, si raccolgono le tensioni riguardanti il rapporto con gli altri.
Portate alle estreme conseguenze la persona Paura e la persona Ansia possono arrivare alla depressione.
Capacità di adattamento e resistenza allo stress sono diversi in ognuno di noi, ma in ogni caso è importante imparare ad ascoltare i sintomi fisici che le emozioni scatenano nel nostro organismo e capire cosa vogliono dirci. Cos'è un sintomo? E’ la manifestazione di un conflitto che non sappiamo gestire. Pensiamo dunque al nostro sintomo e poniamoci qualche domanda: quando si è manifestato, che cosa stavamo vivendo nella nostra vita? Oppure torna periodicamente quando accade che…?
La sciatica ad esempio, o il famoso “mi sono bloccato”, ci dice che non sappiamo come andare avanti.
Le persone che spesso cadono o sono vittime di distorsioni di caviglia sono dei sognatori, il loro contatto con la realtà è difficile.
Il dolore cervicale è il campanello d'allarme che siamo arrabbiati o sentiamo il peso del mondo sul collo.
Quando si soffre di reflusso gastro-esofageo è segno che proprio non si riesce a mandar giù qualcosa: lo stomaco è infatti l’eco della vita sociale, delle relazioni con gli altri.
Dolore alla spalla o al gomito possono significare che non sappiamo che decisione prendere.
er quanto riguarda i bambini, sappiamo che apprendono tutto dai genitori, sono come delle spugne che assorbono tutto. Molti pediatri, oggi, ammettono che il famoso reflusso gastro-esofageo dei primi mesi di vita è il risultato delle ansie genitoriali.
Potrei andare avanti all'infinito... Ma come migliorare tutto questo? Il sentiero della consapevolezza è la risposta. Imparare a gestire le proprie emozioni, soprattutto quelle negative, è importante per il benessere psico-fisico. Non tutti sono in grado di farlo. A queste persone sono dedicati i nostri seminari, all'interno dei quali si parla di emozioni, di rabbia in particolare, e dei loro effetti sulla salute e sulla qualità della vita. L'obiettivo dei seminari è imparare a gestirle attraverso tecniche corporee e cognitivo-comportamentali per vivere più liberi.

Patrizia Fazio
Osteopata

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